I briganti

In Italia meridionale, specialmente in Calabria, Puglia, Campania e Basilicata, subito dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia (17 MARZO 1861) il sangue non finì di scorrere, anzi ne scorse più che nelle guerre di indipendenza. Tra il 1861 ed il 1872 morirono in totale ben 266.370 “ briganti” ed oppositori politici e 23.013 soldati italiani. Furono distrutti 51 paesi.
Il nuovo Stato Italiano schierò contro i “briganti” ben 120.000 soldati ( la metà di tutto l’esercito italiano); 7.489 Carabinieri, 83.927 Militi della Guardia Nazionale, in totale 211.416 uomini contro 135.000 “ briganti” divisi in 488 bande. I numeri sono spaventosi.

Alla richiesta di far tornare sul trono Francesco II di Borbone, ai problemi del Sud, lo Stato Italiano rispose con lo sterminio. Ex soldati borbonici ed ex garibaldini, congedati, entrarono nelle bande. I capi più famosi furono Carmine Donatelli, detto Crocco, in Basilicata, Pasquale Domenico Romano in Puglia, Michele Caruso in Molise, nel Beneventano e nella Capitanata, Luigi Alonzi nel territorio di Sora, nello Stato Pontificio e nel Casertano, Gaetano Manzo a S. Cipriano Picentino e Giffoni Valle Piana, Gaetano Tranchella ad Eboli, Battipaglia e Persano, Cipriano La Gala nel Beneventano, Giuseppe Tardio nel Cilento.
Furono appoggiati dalla monarchia borbonica che aveva trovato riparo presso il Papa a Roma, dai Borbonici, dalla Chiesa ( che non aveva visto di buon occhio la proclamazione di Roma come futura capitale d’Italia il 27 marzo 1861) e che non guardava con simpatia la Monarchia Sabauda per la sua politica anticlericale, dai contadini che vedevano il nuovo Stato come nemico per i seguenti motivi:

  • le tasse erano aumentate per pareggiare il bilancio in disavanzo, per le guerre di indipendenza;

  • la leva militare era diventata obbligatoria e durava cinque anni, sottraendo le braccia di lavoro alla campagna;

  • le terre demaniali e le terre degli ordini ecclesiastici, confiscate, poi, dal nuovo stato, non arrivarono ai contadini, ma se ne impossessarono aristocratici e borghesi. Il latifondo imperava al Sud, insieme ad una grossa disuguaglianza tra agrari e contadini.

  • negli uffici pubblici c’erano, per lo più, piemontesi.

La ribellione, chiamata con disprezzo “Brigantaggio” dal nuovo Stato Italiano, fu soppressa nel sangue e trattata come una guerra (Legge Pica che proclamava lo stato d’assedio). Verso il 1865, il grosso del fenomeno, represso nel sangue, cominciò a diminuire.
Valvola di sfogo ai problemi divenne, fatalmente, l’emigrazione che ha visto nel Cilento ed a Piaggine moltissimi partire.

 

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