Il Palazzo di Don Cono

(I nomi dei personaggi sono fittizi)

Zì Carmelina teneva tanti pensieri per la testa, da quando lo Stato aveva “richiamato” suo figlio più grande, Vincenzo, per farlo soldato. Non sapeva come fare per sfamare gli altri figli, per vestirli e calzarli. Rigirava tra le mani la lettera arrivata da Salerno, come le aveva detto il postino; certamente era di suo figlio Vincenzo.
Del postino non si era fidata per farsela leggere (era infatti analfabeta). A chi poteva affidare i fatti suoi? Mentalmente fece una rassegna ed alla fine decise di affidarsi a Don Cono, che conosceva le leggi e sapeva mantenere i segreti.
Il mattino successivo prese le tre uova che negli ultimi giorni aveva fatto la sua gallina, le mise in un “ maccaturo” (fazzoletto) a cui fece un gran nodo e si avviò verso la casa di Don Cono. Questi la ricevette, con aria annoiata. “Vossignoria, mi potete leggere questa lettera di mio figlio? Come sta?”. “ A Salerno – rispose Don Cono – sta sicuramente meglio di quando stava qui a far il brigante”. Don Cono inforcò gli occhiali, stese il foglio e cominciò a leggere in silenzio.
“ Cara mamma, durante le esercitazioni militari, sono rimasto ferito. Ho tanta paura di non riabbracciarvi più. So che vi ho lasciato in una situazione difficile. Vi consiglio di recarvi al boschetto, sopra al Castedduzzo. Scavate alla profondità di un metro sotto il ramo più lungo della pianta, nota a tutti perché è peggio cresciuta. Pregate tutti per me. Vi abbraccio. Vostro affezionatissimo figlio Vincenzo.”
Don Cono, levando dal foglio uno sguardo più vivo e più attento, si rivolse a lei: “Carmelina, tuo figlio dice che sta bene e ti chiede se hai soldi da mandargli.”
“ Soldi, io? Ci puzziamo dalla fame! Lo sa, Vincenzo. Come si permette di chiedermi soldi?” Carmelina se ne andò, indignata, e dimenticò anche di riprendersi la lettera.
Dopo un mese, salendo ai Porcili (Piazza superiore del paese) notò una squadra di operai che si affaccendavano; si fermò per chiedere se c’era lavoro per lei. Poteva trasportare il materiale sulla testa. Un operaio le disse che poteva chiedere lavoro a Don Cono che si stava facendo costruire un grandioso palazzo. "Dicono che Don Cono ha trovato un tesoro”- aggiunse l’operaio. “ Anche per noi è passata la fortuna. Per un bel po’ di tempo ho trovato un lavoro fisso! ” pensò Carmelina, tanto grata a quel brav’uomo di Don Cono …

 

 

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